L’arte di vivere lentamente: lezioni dal cinema e dalla letteratura

Bianca Agnelli:

‘L’arte di vivere lentamente: lezioni dal cinema e dalla letteratura’

‘A arte de viver lentamente: lições do cinema e da literatura’

Bianca Agnelli
Bianca Agnelli
Credito fotografico: Unsplash - Crédito da foto: Unsplash
Credito fotografico: Unsplash – Crédito da foto: Unsplash

Scrivo dalla Toscana, dalla tastiera sulla mia scrivania che si affaccia alla finestra con vista sulla campagna del Chianti senese. Un piccolo borgo immerso tra i vigneti e i campi di ulivi. Qui a Siena sono nata e cresciuta, assaporando la lentezza del tempo. Ma la mia vita come quella di tutti, è spesso travolta in una corsa perenne e angosciante.

In un mondo che accelera costantemente – più veloce, più rumoroso e più connesso che mai – emerge il desiderio crescente (o una necessità impellente?) di rallentare, apprezzare i momenti silenziosi e adottare uno stile di vita che valorizzi l’intenzione più della produttività. Questo movimento chiamato vivere lentamente (slow living‘) è nato in Italia negli anni ‘80, e si è inizialmente diffuso come iniziativa ‘gastronomica’ (slow food) in reazione alle prime comparse di fast food. Carlo Petrini e altri attivisti si opposero all’apertura di un McDonald’s vicino alla Scalinata di Piazza di Spagna, a Roma, promuovendo invece un ritorno ai cibi locali, tradizionali e preparati con cura, valorizzando il piacere di mangiare e la convivialità.

Oggi questo movimento si è diffuso a livello globale, trovando applicazioni in diversi aspetti della vita, come il lavoro, la moda (slow fashion), i viaggi (slow travel), e la crescita urbana (slow cities o città slow) e consiste nel vivere in modo più consapevole, e nessun altro ambito cattura questa idea in modo così poetico come il cinema e la letteratura.

Alcuni film e romanzi offrono decisamente una fuga perfetta dal ritmo frenetico della vita moderna, immergendoci in un mondo dove il tempo sembra estendersi e ogni piccolo dettaglio acquista importanza. Queste opere ci ricordano con dolcezza di fare una pausa, riflettere e assaporare le sottigliezze della vita. Non si tratta solo di una lezione per gli occhi e la mente, ma di una filosofia che può ispirarci a rallentare le nostre vite e vivere con più scopo.

Cinema lento: la bellezza del non-detto

Il cinema è stato a lungo uno spazio in cui il ritmo della vita viene drammatizzato, e alcune pellicole lo fanno in modo unico e “lento”. Film come  Chiamami col tuo nome (Call Me by Your Name) o Incontri e discrepanze (Lost in Translation) sono esempi toccanti di come rallentare possa evocare una risonanza emotiva più profonda.

In chiamami col tuo nome, il regista Luca Guadagnino cattura un’intera estate di giorni lenti e languidi, esplorando l’interno dell’Italia. Non c’è fretta, né urgenza di arrivare alla fine, proprio come nella vita reale. Vediamo i personaggi assaporare la frutta, godersi i pomeriggi lungo il fiume, o conversare in modo che sembra fluire come la luce del sole sulle antiche ville. Il film ci invita a vivere quei momenti con loro, a notare i suoni della natura, il calore della luce e la lentezza della vita.

Allo stesso modo, Lost in Translation di Sofia Coppola ci immerge in uno stato onirico di riflessione, dove il tempo in una terra straniera diventa fluido. I protagonisti del film sono persi, sia in senso figurato che letterale, a Tokyo, una città dal ritmo frenetico, ma il film stesso rallenta per dare spazio alle loro sensazioni di spaesamento e connessione. Il ritmo deliberato di Coppola ci permette di assorbire l’atmosfera, di sentire la quiete in mezzo al mondo agitato che li circonda.

Questi film mostrano che vivere lentamente non significa non fare nulla, ma creare spazio per la contemplazione, la connessione e la presenza. Si tratta di dare importanza ai piccoli e tranquilli momenti che spesso trascuriamo nella fretta della vita quotidiana.

L’influenza letteraria: scrittori che dominano il tempo

Nella letteratura, il concetto di vivere lentamente è spesso intrecciato con lo sviluppo profondo dei personaggi e con descrizioni vivide di luoghi ed emozioni. Scrittori come Marcel Proust e Virginia Woolf celebrano la bellezza della quotidianità, del fugace e dell’apparente insignificante, incoraggiando i lettori a rallentare e riflettere sulle piccole cose della vita, spingendoci così a trovare significato nelle pause tra i grandi eventi della vita.

Alla ricerca del tempo perduto (À la recherche du temps perdu), di Proust, è forse uno dei più grandi esempi di “slow living” nella letteratura. Il romanzo è un’esplorazione della memoria, del tempo e dei sensi. Proust ricevette diverse bocciature per questo lavoro, prima del successo della pubblicazione. Un parere negativo di un lettore della casa editrice Ollendorf rimase particolarmente noto e in un certo senso incarna in modo certamente ironico lo spirito di questa filosofia:

«Sarò particolarmente tonto, ma non riesco a capire come questo signore possa impiegare trenta pagine a descrivere come si gira e si rigira nel letto prima di prendere sonno.»

Nella famosa scena in cui mangia una madeleine immersa nel tè, Proust trasforma un atto semplice e quotidiano in una profonda riflessione su come viviamo la vita attraverso i nostri sensi e ricordi. La sua scrittura è senza dubbi un invito a rallentare e assaporare non solo il gusto fisico, ma anche la risonanza emotiva che tali momenti possono portare.

Virginia Woolf, in Gita al faro (To the Lighthouse), utilizza anch’essa il tempo e la memoria per catturare l’essenza del vivere lentamente. La struttura del romanzo gioca con il tempo in un modo che riflette il flusso naturale della vita. Woolf non si concentra su grandi eventi della trama, ma sui pensieri interiori e le esperienze sensoriali dei suoi personaggi. Il suo uso della tecnica del flusso di coscienza rispecchia il modo in cui viviamo la vita – non in una corsa, ma in onde di memoria, pensiero e sensazione.

Credito fotografico: Unsplash - Crédito da foto: Unsplash
Credito fotografico: Unsplash – Crédito da foto: Unsplash

Come abbracciare lo slow living nel mondo moderno

Incorporare uno stile di vita lento nella propria esistenza non significa abbandonare le proprie responsabilità o decidere di allontanarsi dal mondo. Al contrario, si tratta di fare scelte consapevoli per dare priorità al momento presente. Ecco alcuni modi in cui puoi ispirarti al cinema e alla letteratura per rallentare nella tua vita:

1. Assapora le piccole cose: Che sia la tua colazione, un caffè al bar, una passeggiata al parco o un momento tranquillo con una persona cara, concediti il tempo che ti serve per essere pienamente presente. Nota gli odori, i suoni e le sensazioni che accompagnano questi momenti.

2. Crea rituali: Come i personaggi nei film e nei libri che riservano tempo per la contemplazione, crea piccoli rituali quotidiani o settimanali che ti rilassino. Che sia leggere un capitolo di un libro prima di dormire o dedicare un pomeriggio alla scrittura, questi rituali creano il momento perfetto per fare una pausa e riflettere.

3. Disconnettiti dalla tecnologia: Nel mondo iperconnesso di oggi, rallentare spesso è sinonimo di allontanamento dalla tecnologia. È vitale riservare momenti di silenzio in cui non sei bombardato da notifiche o distrazioni. Questi attimi, minuti o ore di quiete possono diventare un santuario di calma in mezzo al caos.

4. Pratica la pazienza: Vivere lentamente significa anche abbracciare la pazienza, sia con te stesso, con gli altri o con il mondo che ti circonda. Lascia che le cose si sviluppino al proprio ritmo e resisti all’urgenza di affrettare o forzare i risultati – atteggiamento che a volte richiede davvero molta forza di volontà, ma che può davvero cambiare il tuo approccio alla visione delle cose.

5. Guarda film lenti o leggi libri contemplativi: Immergiti in opere d’arte che celebrano il vivere lentamente. Guarda film che si soffermano sui momenti silenziosi o leggi libri che esplorano il tempo e la memoria in modi riflessivi. Lascia che queste opere ti ispirino ad apprezzare i grandi silenzi e le piccole cose.

In un mondo che glorifica la velocità e l’efficienza, vivere lentamente è un dolce atto di ribellione. Dunque, unisciti alla rivoluzione e siediti in mezzo a noi altri, con una tazza di tè fumante e un libro poggiato sull’angolo del tavolo di un bar centrale. Mentre tutti si prendono un caffè in piedi, impiegandoci mediamente 2.7 secondi, parlando al telefono con le AirPods, senza guardare in faccia nessuno, noi siamo lì; nella parte laterale, seduti davanti al vetro gocciolante di pioggia, osservando dall’interno quelli che si sono dimenticati l’ombrello, e gli innamorati che sotto la pioggia ancora si tengono le mani. 

Bianca Agnelli

A arte de viver lentamente: lições do cinema e da literatura

Escrevo da Toscana, da minha mesa de trabalho com vista para a janela que se abre para a paisagem da região vinícola de Chianti, em Siena. Uma pequena vila cercada por vinhedos e campos de oliveiras. Aqui eu nasci e cresci, saboreando a lentidão do tempo. Mas a minha vida, como a de todos, muitas vezes é dominada por uma corrida constante e angustiante.

Em um mundo que acelera constantemente – mais rápido, mais barulhento e mais conectado do que nunca – emerge o desejo crescente (ou uma necessidade urgente?) de desacelerar, apreciar os momentos de silêncio e adotar um estilo de vida que valorize a intenção mais do que a produtividade. Esse movimento, chamado de ‘viver lentamente’ (slow living’) , nasceu na Itália nos anos 80 e inicialmente se espalhou como uma iniciativa ‘gastronômica’ (slow food), em reação às primeiras aparições de fast food. Carlo Petrini e outros ativistas se opuseram à abertura de um McDonald’s perto da Escadaria da Praça de Espanha, em Roma, promovendo em vez disso um retorno aos alimentos locais, tradicionais e preparados com cuidado, valorizando o prazer de comer e a convivência.

Hoje, esse movimento se espalhou globalmente, encontrando aplicação em diversos aspectos da vida, como o trabalho, a moda (slow fashion), o turismo (slow travel) e o desenvolvimento urbano (slow cities ou cidades lentas), consistindo em viver de forma mais consciente. E nenhum outro campo capta essa ideia de maneira tão poética quanto o cinema e a literatura.

Alguns filmes e romances oferecem uma fuga perfeita do ritmo frenético da vida moderna, nos imergindo em um mundo onde o tempo parece se estender e cada pequeno detalhe ganha importância. Essas obras nos lembram, com doçura, de fazer uma pausa, refletir e saborear as sutilezas da vida. Não se trata apenas de uma lição para os olhos e a mente, mas de uma filosofia que pode nos inspirar a desacelerar nossas vidas e viver com mais propósito.

Cinema lento: a beleza do não-dito

O cinema há muito tempo é um espaço onde o ritmo da vida é dramatizado, e alguns filmes fazem isso de maneira única e ‘lenta’. Filmes como Me Chame pelo Seu Nome (Call Me by Your Name) ou Encontros e Desencontros (Lost in Translation) são exemplos tocantes de como desacelerar pode evocar uma ressonância emocional mais profunda.

Em Me Chame pelo Seu Nome, o diretor Luca Guadagnino captura um verão inteiro de dias lentos e lânguidos, explorando o interior da Itália. Não há pressa, nem urgência de chegar ao fim, assim como na vida real. Vemos os personagens saboreando frutas, desfrutando das tardes à beira do rio, ou conversando de maneira fluida como a luz do sol que brilha nas antigas vilas. O filme nos convida a viver esses momentos com eles, a notar os sons da natureza, o calor da luz e a lentidão da vida.

Da mesma forma, Encontros e Desencontros de Sofia Coppola nos imerge em um estado onírico de reflexão, onde o tempo em uma terra estrangeira se torna fluido. Os protagonistas do filme estão perdidos, tanto figurativa quanto literalmente, em Tóquio, uma cidade de ritmo frenético, mas o próprio filme desacelera para dar espaço às suas sensações de desorientação e conexão. O ritmo deliberado de Coppola nos permite absorver a atmosfera, sentir a quietude em meio ao mundo agitado que os cerca.

Esses filmes mostram que viver lentamente não significa não fazer nada, mas criar espaço para a contemplação, a conexão e a presença. Trata-se de dar importância aos pequenos e tranquilos momentos que muitas vezes negligenciamos na correria da vida cotidiana.

A influência literária: escritores que dominam o tempo

Na literatura, o conceito de viver lentamente muitas vezes está entrelaçado com o desenvolvimento profundo dos personagens e com descrições vívidas de lugares e emoções. Escritores como Marcel Proust e Virginia Woolf celebram a beleza do cotidiano, do fugaz e do aparentemente insignificante, encorajando os leitores a desacelerar e refletir sobre as pequenas coisas da vida, nos levando a encontrar significado nas pausas entre os grandes eventos da vida.

Em Busca do Tempo Perdido (À la recherche du temps perdu), de Proust, é talvez um dos maiores exemplos de “slow living” na literatura. O romance é uma exploração da memória, do tempo e dos sentidos. Proust recebeu várias rejeições por este trabalho antes do sucesso de sua publicação. Uma crítica negativa de um leitor da editora Ollendorf se tornou particularmente famosa e, de certa forma, incorpora de maneira irônica o espírito dessa filosofia:

Devo ser especialmente tonto, mas não consigo entender como esse senhor pode usar trinta páginas para descrever como ele se vira e revira na cama antes de pegar no sono.”

Na famosa cena em que come uma madeleine mergulhada no chá, Proust transforma um ato simples e cotidiano em uma profunda reflexão sobre como vivemos a vida através de nossos sentidos e memórias. Sua escrita é sem dúvida um convite a desacelerar e saborear não apenas o gosto físico, mas também a ressonância emocional que tais momentos podem trazer.

Virginia Woolf, em Ao Farol (To the Lighthouse), também utiliza o tempo e a memória para capturar a essência de viver lentamente. A estrutura do romance brinca com o tempo de uma maneira que reflete o fluxo natural da vida. Woolf não se concentra em grandes eventos da trama, mas nos pensamentos interiores e nas experiências sensoriais de seus personagens. Seu uso da técnica do fluxo de consciência reflete o modo como vivemos a vida – não em uma corrida, mas em ondas de memória, pensamento e sensação.

Essas leituras nos ensinam que viver lentamente não significa apenas simplificar nossas vidas externas, mas também aprofundar nossas vidas interiores. Ao desacelerar, nos permitimos espaço para pensar, lembrar e nos conectar mais profundamente com o mundo ao nosso redor.

Como abraçar o slow living no mundo moderno

Incorporar um estilo de vida lento à sua rotina não significa abandonar suas responsabilidades ou se distanciar do mundo. Pelo contrário, trata-se de fazer escolhas conscientes para dar prioridade ao momento presente. Aqui estão algumas maneiras de se inspirar no cinema e na literatura para desacelerar sua vida:

1. Saboreie as pequenas coisas: Seja o seu café da manhã, um café no bar, uma caminhada no parque ou um momento tranquilo com uma pessoa querida, dê a si mesmo o tempo necessário para estar plenamente presente. Note os cheiros, os sons e as sensações que acompanham esses momentos.

2. Crie rituais: Assim como os personagens em filmes e livros que reservam tempo para a contemplação, crie pequenos rituais diários ou semanais que o relaxem. Seja ler um capítulo de um livro antes de dormir ou dedicar uma tarde à escrita, esses rituais criam o momento perfeito para fazer uma pausa e refletir.

3. Desconecte-se da tecnologia: No mundo hiperconectado de hoje, desacelerar muitas vezes é sinônimo de afastar-se da tecnologia. É vital reservar momentos de silêncio em que você não seja bombardeado por notificações ou distrações. Esses momentos, minutos ou horas de quietude podem se tornar um santuário de calma em meio ao caos.

4. Pratique a paciência: Viver lentamente também significa abraçar a paciência, seja consigo mesmo, com os outros ou com o mundo ao seu redor. Deixe que as coisas se desenvolvam no próprio ritmo e resista à urgência de acelerar ou forçar os resultados — uma atitude que, às vezes, requer muita força de vontade, mas que pode realmente mudar sua abordagem à vida.

5. Assista a filmes lentos ou leia livros contemplativos: Mergulhe em obras de arte que celebrem o viver lentamente. Assista filmes que se demorem nos momentos de silêncio ou leia livros que explorem o tempo e a memória de maneiras reflexivas. Deixe que essas obras o inspirem a apreciar os grandes silêncios e as pequenas coisas.

Em um mundo que glorifica a velocidade e a eficiência, viver lentamente é um doce ato de rebeldia. Portanto, junte-se à revolução e sente-se entre nós, com uma xícara de chá fumegante e um livro pousado na mesa de um café central. Enquanto todos tomam seu café em pé, levando em média 2,7 segundos, falando ao telefone com AirPods, sem olhar para ninguém, nós estamos lá; no canto, sentados diante da vidraça molhada de chuva, observando de dentro aqueles que esqueceram a sombrinha e os apaixonados que ainda caminham de mãos dadas sob a chuva.

Bianca Agnelli

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Beijo roubado

Nilton da Rocha: Poema ‘Beijo roubado’

Nilton da Rocha
Nilton da Rocha
Beijo inocente, no escurinho do cinema
Beijo inocente, no escurinho do cinema
Microsoft Bing – Imagem criada pelo Designer

No cinema, encontrei você;

ao seu lado, juntos no escurinho, algo mágico aconteceu.

 Uma chama ardia quando um sorriso de menina me surpreendeu.

 E como uma onda bravia, um beijo aconteceu.

Saímos juntos de mãos dadas, tudo era pura magia.

 No dia seguinte, nos reencontramos na igreja,

assim iniciando nosso namoro.

 Até hoje, esse encanto nos contagia.

O beijo roubado, sem malícia, sem medo e sem pecado,

 é prova de que até hoje estamos enlaçados.

Deu certo? A família que construímos é um presente de Deus.

Tudo começou com apenas um beijo roubado

Nilton da Rocha
(05/02/2024)

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A Baleia (2022): o pesar da culpa e a busca por redenção 

CINEMA E PSICANÁLISE

Marcus Hemerly e Bruna Rosalem

Artigo

‘A Baleia (2022): o pesar da culpa e a busca por redenção’ 

Banner da coluna 'Cinema e Psicanálise
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Para os amantes da sétima arte, em termos de premiação, o Oscar tem sido popular e, até mesmo, obliterando o festival de Cannes, o mais importante do cinema Mundial. Aliás, se de um lado o Brasil há décadas mostra-se ansioso pela estatueta dourada, muitas pessoas desconhecem que nossos artistas já elevaram o nome do país na França, com o filme “O Pagador de Promessas”, dirigido por Anselmo Duarte, em 1962.

Importante atentar que alguns concursos ou festivais revestem-se de tom mais comercial, de modo que, ganhar um troféu no momento errado, pode prejudicar, em detrimento de edificar carreiras.

                Popularmente é dito que a vida é composta de ciclos, tal se identifica no cinema, que frequentemente é criado – de forma não salutar – por hypes ou modismos, assim como a própria evolução sociológica.

Por óbvio, a arte caminha em paralelo à modificação e evolução (ou retrocesso) cultural. Marisa Tomei foi relegada ao ostracismo publicitário e produtivo após não aceitar papéis interessantes ao receber o Oscar por sua atuação em Meu Primo Vinny, de 1993, não correspondente à expectativa de público e crítica após a recepção dos holofotes que a estatueta direciona em momento imediato àqueles que a seguram, e cobiçam.

                Lado outro, há o momento exato em ser o escolhido para discursar na premiação, quando uma carreira mais solidificada em termos de seleção e projetos lastreiam um “galgar de degraus” oportuno rumo ao firmamento artístico. Relacionando tais percepções ao ator Brendan Fraser, vislumbra-se que a mera indicação já se revelaria fonte de ressurreição e revitalização à sua carreira, após problemas pessoais que refletiram nos convites a papéis de revelo, depois de ser considerado galã pop dos anos 90.

                Contudo, ao entregar uma performance diferenciada, a partir de um material que sabidamente conquista o olhar dos julgadores, culminando na seleção ao prêmio de melhor ator, uma lufada de ar fresco é direcionado não apenas ao histórico do profissional, mas sinalizando um novo olhar e tendência à cerimônia.

Em 2023, além de Fraser, tivemos a oportunidade de testemunhar a seleção de atores com carreiras menos pronunciadas, ou há tempos relegadas à coadjuvação, como é o caso de Jamie Lee Curtis, diva dos amantes de horror por sua participação no clássico “Halloween” de 1979.

                De fato, o tempo muda os filmes e a forma pelas quais os vemos, e de maneira similar, seus personagens e personificações. No longa A Baleia (2022), acompanhamos um professor de literatura, Charlie, praticamente entregue à obesidade mórbida que o aflige há alguns anos, desde que o companheiro, seu ex-aluno, tirou a própria vida.

Além de sentir-se constantemente culpado pela tragédia, ainda precisa lidar com outros pesos em sua consciência: o do próprio corpo e o afastamento de sua filha Ellie aos oito anos de idade, quando Charlie decide abandonar a família para viver com o namorado.

                A trama nos provoca nuances de emoções o tempo todo. Consegue misturar o belo e o repugnante durante as cenas. Ora é possível sentir empatia e carinho por Charlie, pois ele é doce, amável, gentil. Ora raiva, indignação e revolta por sua resistência em buscar melhorar sua maneira de encarar a vida, de ter mais amor próprio e olhar para si com apreço.

Ao deparar-se com aquele enorme homem esparramado em seu sofá, com dificuldades para andar, fazer gestos simples como alcançar algum objeto mais longe, locomover-se, respirar, que engasga quando chora ou ri, o sentimento que parece surgir ao presenciar esta cena cotidiana é de um imenso incômodo, mal-estar, estranhamento.

                Ao mesmo tempo que Charlie, por um lado, como professor de literatura, exprime  sensibilidade com os ensaios escritos pelos seus alunos, ajuda-os, orienta, faz apontamentos, é dedicado, lê com eles passagens dramáticas, poéticas, agarra-se a um ensaio em especial, que mais à frente do filme, trata-se de uma produção feita pela sua filha; por outro lado, ele demonstra aspereza e teimosia em aceitar ajuda de sua amiga enfermeira que suplica a ele que vá ao hospital, pois seu estado de saúde é crítico. Prefere entregar-se a comilança desenfreada deixando o ambiente sujo, fétido, desorganizado. Mal consegue assear-se, seu apartamento é sempre escuro e sufocante.

                Na vida de Charlie parece não haver espaço para luz, esperança ou salvação. Ele apenas sobrevive e passa os dias relembrando o passado, comendo e evitando as pessoas. Apesar de lecionar na modalidade on-line, ou seja, mesmo tendo uma tela que o separa fisicamente de seus alunos, ele desliga a câmera para não revelar sua condição.

Tentativas de ajudá-lo vão surgindo ao longo da narrativa, além da amiga enfermeira que o visita diariamente, há a presença regular de um rapaz que busca convertê-lo aos ensinamentos bíblicos e de um entregador de pizza, que todos os dias deixava duas pizzas grandes na porta de Charlie sem nunca poder vê-lo. O garoto tenta se aproximar, fazer contato, porém sem sucesso. É orientado pelo homem a pegar o dinheiro na caixa de correios e sair.

                Sua filha Ellie expressa tempestuosa revolta contra o professor, pois carrega um sentimento de rejeição torturante ao ser trocada pelo amante de Charlie logo tão criança. Cresceu sem nunca sentir a presença de um pai. Insulta-o, agride-o com palavras, deixa bem claro que, agora adolescente, não precisa mais dele, afinal Charlie não consegue nem ao menos ficar em pé sem a ajuda do andador. Numa das cenas mais angustiantes do filme, Ellie com ódio, desafio o pai a ir até seu encontro, incita-o, provoca-o com xingamentos, zombaria. Ele até tenta, mas desaba logo em seguida, quebrando os móveis ao seu redor.

                Entre idas e vindas de pessoas que vão até sua casa, sua amiga cuidadora, a ex-esposa, o rapaz da igreja, o entregador de pizza, sua filha, Charlie segue os dias entre conflitos diários, tentativas de reaproximação com Ellie, momentos de conversa e choro  com a única amizade que preserva, graças à insistência por parte dela que ainda nutre esperanças de que ele se encaminhe para o hospital.

Mesmo a enfermeira dizendo que seus dias estavam contados, que ele definitivamente viria a óbito até o final da semana, Charlie segue mantendo seu propósito: aguentar até onde puder, mesmo sentindo terríveis dores do peito, agonizando aos poucos, buscando o ar que quase não entra mais em seus pulmões, até que tudo se acabe de vez.

                Na película, Fraser teve se ganhar peso bem como passar por um longo e dedicado processo de maquiagem, que, como se sabe, é um dos caminhos de agraciamento da Academia, posto que alterações físicas significativas sempre são encaradas de forma receptiva. Lembramos, recentemente, o sucesso da atriz Nicole Kidman, ao usar um nariz artificial para interpretar a escritora britânica Virgínia Wolf, em “As horas” de 2002.

                Voltando ainda o olhar ao passado, atuações não menos intensas são exemplificados por Robert De Niro em “Touro Indomável”, do lendário Martin Scorsese, além de John Hurt, ao encarnar o famoso e angustiado Joseph Merrick, em “O Homem Elefante”. No caso em tela, a despeito do impacto visual causado pelo aspecto do personagem, a partir do qual seus tormentos são presumíveis, a carga emotiva manifestada por seu intérprete causa um diálogo emotivo com o espectador, fazendo com que aqueles sofrimentos deduzidos, irrompam de forma sentida.

Se, por um prisma, a subjetividade do indivíduo, não raro, é encoberta pelo acesso que este permite ao exterior, a atuação, muitas vezes catalisadora de incômodo, conforme adiantado, produz, ao revés, a transferência de emoções íntimas. Tal é a força da trama e a esmerada forma de sua transposição à tela.

                O último ato do longa nos deixa com esta imagem: Ellie, à porta, lendo para ele seu ensaio que tanto Charlie admirava (falava da história de Moby Dick), enquanto reúne todas as forças de seu pesado corpo para levantar do sofá sem o apoio do andador, na tentativa de caminhar até ela. Uma cena belíssima de redenção em meio ao caos do ambiente e a expressão de dor de Charlie.

Dor em todos os sentidos: de seu imenso corpo que impede os movimentos e tranca a respiração e dos sentimentos devastadores que o acompanharam nesse tempo de reclusão. Assim como na obra de Herman Melville, a dor e a obsessão do anti-herói rumo à vingança contra a baleia cachalote, materializada pelo capitão Ahab, a obsessão em “A Baleia”, é traduzida na força da superação e resiliência.

                A obra do diretor Darren Aronofsky já flertava com o drama humano, insanidade, feições existenciais e complexidade dos caminhos psíquicos, a partir de títulos consagrados como “Réquiem For a Dream” e “Cisne Negro”. Contudo, a sensibilidade no tratamento de questões inquietantes sempre são renovadas nas mãos de habilidosos artesãos.

A aura teatral do material original, trata-se do roteiro adaptado da peça de Samuel D. Hunter, é preservado, se não, deliberadamente intentado, ao passo de quase se poder antever o ovacionamento derradeiro pela plateia. Novamente, solidifica-se a ideia de que arte e a indústria comercial fílmica podem ser tracejados em harmonia.

                Reitera-se em tom de conclusão, que a narrativa do filme consegue ser delicada e perturbadora. Mergulhamos na aflição de Charlie e sofremos com ele na tentativa fracassada de libertá-lo daquele corpo que o aprisiona. Ao se deixar levar pela doença, ele encerra a sua história. Talvez assim, possa sentir plenitude ao menos uma vez: a da leveza de sua alma.

Marcus Hemerly e Bruna Rosalem

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Marcus Hemerly

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Projeto Cine Reflexão

Idealizado por Nildo Benedetti, o Projeto Cine Reflexão nasceu como uma ação cultural e educativa, com exibição de filmes e debates públicos

Capa do primeiro livro do projeto 'Filmes para pensar', de Nildo Benedetti
Capa do primeiro livro do projeto ‘Filmes para pensar’, de Nildo Benedetti

Idealizado por Nildo Benedetti, o Projeto Cine Reflexão nasceu como uma ação cultural e educativa, na área do cinema, realizada com o apoio da Fundação de Desenvolvimento Cultural de Sorocaba (Fundec).

Sob curadoria de Benedetti, as sessões de cinema, tanto presenciais quanto on-line, são seguidas de debate público sobre os filmes assistidos, com enfoque no diálogo entre diversas disciplinas das Ciências Humanas.

Em consonância com a iniciativa, o crítico assina uma coluna semanal sobre cinema, no jornal Cruzeiro do Sul, de Sorocaba, que deu origem a uma série de artigos, desenvolvidos, ampliados e organizados na coletânea de livros Filmes para pensar.

Os livros são voltados aos amantes do cinema e aos interessados em analisar filmes sob o viés das Ciências Humanas, estabelecendo associações com a Psicologia, a Sociologia, a Política e a Filosofia. A abordagem multidisciplinar também possibilita a utilização do conteúdo por professores e estudantes, em processos de ensino-aprendizagem.

Os livros publicados por Nildo Benedetti estão disponíveis gratuitamente em PDF, na seção Livros deste site.

Sobre o autor

Nildo Benedetti
Nildo Benedetti
https://cinereflexao.wordpress.com/sobre-2/

Nildo Maximo Benedetti é mestre em Literatura Italiana pela Universidade de São Paulo (FFLCH) e doutor em Literatura Brasileira pela mesma universidade.

É autor dos livros Sagarana: o Brasil de Guimarães Rosa (Ecidade, 2010), editado por seleção da USP com verba Proex-Capes; Incesto no cinema: raízes psicossociais (All Print, 2015); Filmes para pensar (Scortecci, 2018); Filmes para pensar volume 2 (Scortecci, 2020); e Filmes para pensar volume 3 (2023).

Escreve semanalmente sobre cinema no jornal Cruzeiro do Sul, de Sorocaba, São Paulo. 

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O melhor do cinema mundial em Lisboa

LEFEST volta à capital portuguesa repleto de surpresas

LEFEST
LEFEST

De 10 a 19 de novembro, Lisboa receberá a 17ª edição do LEFFEST — Lisboa Film Festival, um dos maiores eventos culturais de Portugal, reunindo o que há de melhor no mundo da sétima arte.

Em vigor desde 2007, o festival destaca-se pela presença de figuras notórias da história mundial do cinema e das artes, que compartilham suas vivências e experiências com o público. Além disso, a apresentação de uma seleção imbatível de filmes (em competição e fora), pré-estreias aguardadas, mostras e retrospectivas, bem como a descoberta e a premiação de novos talentos, homenagens às personalidades marcantes e a cineastas cujas produções são alheias às pressões da indústria cinematográfica, incrementam a programação.

Esta edição acontecerá em diferentes bairros e espaços lisboeta, tais como o Cine-Teatro Turim, a Academia das Ciências, o Palácio Sinel de Cordes da Trienal de Arquitectura, a Galeria Imago e, os clássicos, Cinema Nimas e Teatro Tivoli BBVA.

Com uma agenda cuidadosamente elaborada por quem vive e respira cinema, o Lisboa Film Festival´23 trará, em sua abertura, o filme “Poor Things”, de Yorgos Lanthimos, vencedor da Mostra de Veneza. Outros premiados, como “Anatomie d’une chute”, da francesa Justine Triet, vencedor de Cannes; “Critical Zone”, do iraniano Ali Ahmadzadeh, de Locarno; e “O Corno do Centeio”, de Jaione Camborda, no Festival de San Sebastián, serão transmitidos pela primeira vez no país.

A competição oficial englobará uma dezena de filmes, que serão submetidos a um júri presidido pelo realizador Elia Suleiman, ao lado da atriz Fanny Ardant, do músico e compositor Nitin Sawhney, dos escritores Rachel Kushner e Giorgi Gospodinov, do fotógrafo Khalik Allah e da artista Adriana Molder.

Na ocasião, também haverá um painel especial sobre Inteligência Artificial e Criação, com mesas redondas comandadas por Laurie Anderson, exibição de filmes e concertos do violinista e maestro Gidon Kremer e do compositor e pianista Keiichiro Shibuya, que dividirão o palco com um android cantor, construído a partir dessa tecnologia.

Estão previstas, ainda, uma masterclass com Leos Carax, Cristi Puiu e Ryusuke Hamaguchi, bem como exposições dos artistas Godard e, estreando em Portugal, Khalik Allah, seguidas de homenagens às obras de Clint Eastwood e de Pedro Costa, retrospectivas de Justine Triet e Nuri Bilge Ceylan, além de muitas outras surpresas.

Mais informações: www.leffest.com e info@leffest.com .

Sobre a Associação Turismo de Lisboa (ATL)

Fundada em 1998, a ATL é uma organização sem fins lucrativos constituída através de uma aliança entre entidades públicas e privadas que operam no setor do turismo. Atualmente conta com cerca de 900 associados, tendo como principal objetivo melhorar e incrementar a promoção de Lisboa como destino turístico e, consequentemente, aprimorar a qualidade e competitividade. Informações:

www.visitlisboa.com

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Os Segredos do Universo

Adaptação do best-seller Aristóteles e Dante ganha data de estreia nos cinemas

Cena do filme 'Os Segredos do Universo'
Cena do filme ‘Os Segredos do Universo’

Produzido por Lin-Manuel Miranda, o longa está sendo aclamado pela crítica ao redor do mundo e conta com 89% de aprovação no Rotten Tomatoes

Grande sucesso da literatura juvenil, “Aristóteles e Dante Descobrem os Segredos do Universo” chega aos cinemas pelas mãos da cineasta e roteirista Aitch AlbertoOS SEGREDOS DO UNIVERSO é uma produção do ator, dramaturgo e músico Lin-Manuel Miranda (“A Pequena Sereia” e “Hamilton”) e tem sua estreia nacional confirmada para o dia 30 de novembro.

No longa, os jovens Aristóteles Mendoza (Max Pelayo) e Dante Quintana (Reese Gonzales) são unidos pelo acaso e, embora sejam completamente diferentes um do outro, iniciam uma amizade especial, daquelas que duram uma vida inteira. Dante é tudo o que Aristóteles deseja ser: expressivo, inteligente e autoconfiante. Ele vira o seu mundo de cabeça para baixo, apresentando-o à música, poesia e lições sobre o céu, mostrando ao novo amigo que o universo é cheio de segredos. E que tudo fica muito mais fácil com alguém ao seu lado para desvendá-los com você.

A diretora de OS SEGREDOS DO UNIVERSO conta que a leitura do romance, originalmente publicado em 2012, mudou radicalmente sua própria vida. “Eu era uma pessoa diferente, li do começo ao fim de uma vez, e isso me afetou profundamente. Na época, eu não entendia a jornada que faria, mas, às vezes, você simplesmente entra porque a vida está te convidando.”

Assista ao trailer:

Trailer do filme ‘Os Segredos do Universo’

Há anos, ela investigava sobre questões de gênero, e o livro, os personagens e a necessidade de contar essa história fazem parte dessa jornada. “Ari tem sido um espelho e um guia para me ajudar a desvendar meus próprios equívocos e estereótipos internalizados em torno da masculinidade. Dante, com a sua ingenuidade e coragem – inspirou-me a abraçar e a tornar-me plenamente quem sou. Na verdade, ser honesta sobre quem sou e dar permissão aos jovens para fazerem o mesmo tornou-se a minha missão.”

O produtor Lin-Manuel conheceu o livro pouco depois de ser publicado, e foi convidado para ser o narrador da versão em audiolivro do romance. “Ao lê-lo pela primeira vez, apaixonei-me imediatamente por Ari e Dante à medida que a química deles saltava da página. Foi uma honra dar voz aos pensamentos e sentimentos de Ari e Dante enquanto eles se encontravam. Esta foi uma história que eu gostaria que meus amigos e eu tivéssemos lido enquanto crescia.”

Poucos anos depois, ele recebeu o roteiro adaptado por Aitch, e ficou impressionado com como ela foi capaz de captar a jornada de autodescoberta e desenvolvimento de Aristóteles. “Eu imediatamente quis ajudar este filme a ser feito. Quando ficou claro que Aitch iria dirigir também, fiquei muito animado com o que estava por vir. Aitch sempre teve uma visão incrível para este filme e uma profunda compaixão por esses personagens. Eu sabia que sua estreia na direção seria uma obra de arte linda, sincera e mágica”, conta o produtor.

O elenco conta ainda com Eugenio Derbez, que também assina como produtor, Eva Longoria, Veronica Falcón, Kevin Alejandro. OS SEGREDOS DO UNIVERSO será lançado no Brasil pela Imagem Filmes.

Sinopse:
Em um verão inesquecível, os jovens Aristóteles e Dante são unidos pelo acaso e, embora sejam completamente diferentes um do outro, iniciam uma amizade especial, daquelas que duram uma vida inteira. Dante é tudo o que Aristóteles deseja ser: expressivo, inteligente e autoconfiante. Juntos, eles embarcam em uma emocionante jornada pela adolescência e começam a questionar todos os segredos do universo.

Elenco:
Max Pelayo
Reese Gonzales
Eugenio Derbez
Eva Longoria
Veronica Falcón
Kevin Alejandro

Ficha Técnica:
Direção: Aitch Alberto
Roteiro: Aitch Alberto
Produção: Lin-Manuel Miranda, Valerie Stadler, Dylan Sellers, Chris Parker, Ben Odell, Eugenio Derbez
Direção de Fotografia: Akis Konstantakopoulos
Desenho de Produção: Denise Hudson
Trilha Sonora: Isabella Summers
Montagem: Stefanie Visser, Harry Yoon
Gênero: drama,
País: EUA
Ano: 2022
Duração: 98 min.

Download dos Materiais

Novos materiais oficiais de OS SEGREDOS DO UNIVERSO foram divulgados e já estão disponíveis para download.

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Filme brasileiro ‘Takanakuy’ ganha prêmio máximo do Festival de Biarritz

Com direção de Vokos, o curta metragem levou o prêmio ‘Abrazo du meilleur court métrage’ na 32ª edição do Festival de Biarritz

Cena do filme ‘Takanakuy’

‘Takanakuy’, filme dirigido por Vokos, atualmente diretor exclusivo na CINE, acaba de ganhar o prêmio máximo na categoria de curta metragens, o ‘Abrazo’, de um dos maiores eventos de cinema internacionais, o Festival de Biarritz América Latina, em Biarritz, na França.

A produção vem ganhando destaque por todo o mundo, e foi muito comentada em três premiações internacionais: o OFF (Dinamarca), o Concorto Festival (Itália) e o La Guarimba International Film Festival (Itália).

Lançado este ano, o curta-metragem foi produzido todo em preto e branco, com cenas que revelam muito da cultura peruana, em regiões mais montanhosas e isoladas. O filme mostra os bastidores de um rito que acontece uma vez ao ano, em 25 de dezembro, quando os homens do povoado lutam entre si, com o objetivo de iniciar um novo ano livre de rancores e culpas.

Essas lutas, que levam o nome de Takanakuy, são pouco conhecidas, mas retratam muito da cultura latino-americana.

“Estou muito feliz em ver o quanto esse projeto vem ganhando relevância e a atenção das pessoas. Takanakuy é um retrato cultural, ele comunica e exala os costumes latino-americanos, mais especificamente do Peru, para o restante do mundo. Agradeço a todo o time que participou desta produção e me ajudou a imprimir um pouco da cultura do meu país em um curta-metragem tão bonito”, comenta Vokos.

Além disso, o filme já recebeu menção especial do júri da competição internacional do festival do Curta-Metragem de Clermont-Ferrand, também na França, e pode estar entre os favoritos para a indicação ao Oscar 2024.

Confira tudo sobre o Festival de Biarritz aqui: https://www.festivaldebiarritz.com/ 

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